mercoledì 25 maggio 2016

UN’ALTRA MINACCIA PER SAN SALVI E PER IL SUO MARTORIATO PARCO PUBBLICO



        Con delibera n. 86 del 22/02/2016, a firma del Dr. Nicolò Pestelli, Direttore Generale dell’Ente per i Servizi Tecnico-amministrativi Regionali (ESTAR), viene approvato uno schema di convenzione con il Consorzio Metis al fine di attuare una "Riorganizzazione e riqualificazione interna ed esterna della sede direzionale di San Salvi a seguito della messa a disposizione della palazzina n. 9 da parte di USL Toscana Centro" che prevede la "ricognizione e rilevazione di dettaglio delle palazzine n. 9-13-14", la "individuazione del terreno di pertinenza da riservarsi in esclusiva" e quindi la "progettazione fino al definitivo della chiusura del porticato e collegamento tra la pal. 13 e pal. 14".
        Con queste pur sintetiche indicazioni, si può ragionevolmente dedurre che verrà delimita e chiusa tutta l'area ovest di San Salvi, con gli ex padiglioni che un tempo costituivano l'ospedale psichiatrico vero e proprio, quell'area attualmente occupata dagli uffici dell’ESTAR con la prossima aggiunta della palazzina 9 e l'inclusione anche della contigua RSA "Le Civette". Di conseguenza le aree esterne di pertinenza "opportunamente arredate e sistemate" (sic) verranno rese "di esclusivo servizio alla sede"  degli uffici dell’ ESTAR.
        I dirigenti del servizio sanitario toscano sembrano dimenticare che
•        il PIANO STRUTTURALE 2010 destina il Parco storico di San Salvi a Parco pubblico facente parte integrante del sistema del verde del Quartiere 2
•        sin dal maggio 1993, l’area è sottoposta a VINCOLO DELLA SOPRINTENDENZA a tutela della salvaguardia del carattere più pregiato del complesso monumentale, quello relativo al suo disegno unitario ispirato ad una funzionale e sapiente fusione fra interno ed esterno, fra padiglioni e parco circostante, come emanazione di quella che fu, all’atto della sua progettazione a fine ‘800, una concezione estremamente avanzata di terapia legata strettamente all’ambiente di cura.
        Da entrambi questi fattori deriva l'obbligo di conservare, e se necessario ripristinare (dopo anche  il devastante uragano estivo), il Parco di San Salvi nella sua pregnante configurazione storica: la cornice dei magnifici viali alberati, i giardini e boschetti interni all'edificato, con le loro essenze vegetali originarie, i graziosi porticati ad arco e il reticolo di percorsi principali e secondari che interconnettono le varie parti di questo prezioso parco urbano.
        Inserire ulteriori barriere in un contesto, già gravato da recinzioni improprie (v. il caso di Villa Fabbri), oltre a compromettere il suo "tessuto comunicante e variegato" (Fondazione Michelucci) oggetto primario della tutela storico-culturale, contraddice l’istituzione stessa di Parco pubblico, che di regola  dovrebbe essere il più possibile aperto al godimento e alla piena fruizione di tutti i cittadini.
Oramai non si sa più cosa pensare di una classe dirigente (Regione, Comune, Asl), che in luogo di promuovere il recupero sociale e la valorizzazione ecologico-naturalistica di San Salvi, come da anni richiesto da comitati e cittadini e ribadito anche in un recente Processo partecipativo finanziato dalla stessa Regione, si adopera invece per privatizzare (v. il Piano Urbanistico Esecutivo del 2007), chiudere e frazionare porzioni rilevanti di questo patrimonio, unico per dimensione ed eccellenza nella nostra città. Lasciando ciò che rimane del parco e degli edifici all'incuria e all'abbandono, si permette  l'inesorabile trasformazione di un luogo potenzialmente di grande qualità e bellezza, così indispensabile alla salute e al benessere collettivo, in uno sempre più segnato dalla desolazione e da uno straziante degrado.


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